Pete Hegseth, scelta del Presidente eletto Donald Trump per il segretario della difesa, ha criticato ripetutamente le politiche che permettono alle persone gay di servire apertamente nell'esercito degli Stati Uniti, definendole parte di un'agenda "marxista" che privilegia la giustizia sociale rispetto alla prontezza al combattimento.
Nel suo libro del 2024 "La guerra contro i guerrieri" e nelle successive promozioni mediatiche di quest'anno, Hegseth ha descritto sia la politica originale del "non chiedere, non dire" (DADT) che la sua revoca nel 2011 come un "passaggio" e un "camuffamento" per cambiamenti culturali più ampi che, a suo dire, hanno minato la coesione e l'efficacia militare.
In un'apparizione del 2015 su Fox News, Hegseth ha anche sostenuto che queste politiche come la revoca del DADT "erodono gli standard" a favore di obiettivi politici come l'ingegneria sociale.
Il DADT è stato implementato sotto il Presidente Bill Clinton negli anni '90 e ha permesso a persone gay e lesbiche di servire nell'esercito, a condizione che non rivelassero la propria sessualità. Anche ai funzionari militari era vietato chiedere ai membri militari la loro orientamento sessuale. Se l'orientamento di un soldato veniva scoperto, poteva portare al loro congedo.
La politica è stata revocata durante l'amministrazione Obama, consentendo ai membri del servizio apertamente gay.
Hegseth scrive nel suo libro che inizialmente era ambivalente sul cambiamento ma è poi giunto a pentirsene della sua posizione passiva, descrivendo la revoca come una "breccia nella rete" che ha aperto la porta a cambiamenti culturali e ideologici più ampi nell'esercito.
Giovedì, Hegseth sembrava ritrattare le sue precedenti osservazioni sul DADT, dicendo a CNN: "Opporsi alla revoca? No, non lo faccio", e definendo questo rapporto sui suoi commenti precedenti "un'altra falsa notizia".
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